Quella di Fernando Lopes-Graça (1906-1994) è una voce di costante, radicale dissenso nel Portogallo fascista di Salazar. Una vicenda esemplare, umana, politica, e artistica, di un compositore che ha sfidato la dittatura per decenni e infine ha contribuito alla costituzione del nuovo Portogallo democratico.
Cosimo Colazzo ha scandagliato l’opera, in termini analitico-musicale, ma nel contempo ha messo in relazione le scelte estetico-musicali con l’impegno politico, in un testo che è di riferimento a livello internazionale, una monografia dedicata al compositore portoghese, dal titolo “Musica e impegno. L’antifascismo e l’opera di Fernando Lopes-Graça”, pubblicato da LIM nel 2019.
Lunedì 5 giugno Cosimo Colazzo tiene un incontro culturale alla Società Letteraria di Verona, alle ore 17.30. L’incontro è organizzato da Società Letteraria, ANPPIA (Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti) Verona, IVRR (Istituto Veronese per la Storia della Resistenza e dell’età contemporanea) in collaborazione con Associazione Culturale Piazza del Mondo.
Nell’incontro – che sarà preceduto dai Saluti di Daniela Brunelli, Presidente della Società Letteraria di Verona, Federico Melotto, Presidente dell’Istituto Veronese per la Storia della Resistenza e dell’Età contemporanea, di Roberto Bonente Segretario ANPPIA di Verona – Colazzo tratterà della figura e dell’opera di Lopes-Graça, illustrerà il proprio volume, e curerà l’esecuzione di diverse, significative composizioni per pianoforte.
Fernando Lopes-Graça è compositore di grande cultura e capacità di invenzione musicale. La straordinaria qualità della scrittura si unisce a un’intenzione viva di impegno sociale e politico, che, nel contesto in cui visse, il Portogallo di Salazar e la dittatura che nel Paese perdurò per più di quarant’anni, diviene lotta di resistenza antifascista.
Esempio di straordinaria resilienza fu in carcere in diverse occasioni, escluso dagli incarichi pubblici, a un certo punto escluso dalla possibilità di insegnare la musica anche privatamente, non abbandonò mai la composizione, come anche la lotta politica clandestina.
Musica, arte e politica in lui si integrano in un’esemplare vicenda che si rende messaggio potente e significativo, di bellezza artistica e di passione per giustizia e democrazia. La sua opera trae linfa dai repertori della musica contadina per elaborare un linguaggio personale che amplia la modalità originaria verso innesti dissonantici, polimodalità, intermodalità. Offre così una voce moderna e progressiva a quel popolo contadino che il regime fascista tacitava o rivestiva della sola voce della propaganda.
Un articolo di Cosimo Colazzo, editoriale sul quotidiano “Alto Adige”, pubblicato venerdì 19 maggio 2023, con il titolo “Il ministro, l’etnia italiana e il paradosso dei ‘castrati'”.
A partire dalle affermazioni recenti del Ministro dell’Agricoltura sull’etnia italiana da difendere, una riflessione sul tema.
E’ appena uscito, per i tipi di LIM editore, il volume Musica e architettura. Il punto di vista dei musicisti, che comprende diversi saggi sul tema, e un saggio di Cosimo Colazzo dedicato a Morton Feldman, Mark Rothko, il mecenatismo dei coniugi De Menil – Jean e Dominique – con un particolare riferimento all’opera di Feldman Rothko Chapel.
Emerge un contesto che fu congeniale al compositore, che coltivava un rapporto molto particolare e personale con la scrittura e con il suono, che si esprime come una ricerca di ascesi e di individuazione essenzialissima dello spirituale, che l’artista vive e rilancia nella sua composizione.
Il saggio di Colazzo reca titoloRothko Chapel. Feldman, Rothko e i De Menil. Percorso di redenzione o loop senza uscita?, mentre il volume che lo comprende – Musica e architettura. Il punto di vista dei musicisti, LIM, Lucca, 2023, X+377 pp. X+377, ISBN: 9788855431941 – è curato da Franco Ballardini, Massimo Priori, Francesco Schweizer, Anna Vildera,
Il libro in cui è compreso il saggio tratta dei rapporti musica-architettura attraverso vari punti di vista e rispetto a vari fronti tematici, spesso campi originali di ricerca.
Affronta ad esempio in termini problematici (Vasco Zara) il rapporto fra musica e architettura riesaminando la trattatistica musicale dal medioevo all’Ottocento, e mostra come la policoralità veneziana di fine ’500 si sia rapidamente diffusa a livello europeo (Helen Geyer), indaga su un personaggio come Antonio Niccolini (Marco Bizzarini), architetto di teatri e promotore di spettacoli musicali, e analizza la concezione dello spazio/tempo nella cultura giapponese (Christoph Hahn) e i paesaggi sonori del compositore turco contemporaneo Fazıl Say (Andreas Krause), ripercorre le ricerche sull’acustica ambientale di suoni registrati e riprodotti o teletrasmessi (Marco Russo) e si pone, anche se con molta ironia, interrogativi estetologici di ampia portata (Giovanni Guanti). Buona parte del volume è dedicata in particolare al rapporto fra le due arti nella musica contemporanea (fra XX e XXI secolo), attraverso nuove analisi di casi illustri o l’esposizione di poetiche più recenti: Iannis Xenakis è riconsiderato nel contesto artistico e filosofico dell’epoca (Séverine Bridoux-Michel), così come le musiche di Morton Feldman per la Rothko Chapel (Cosimo Colazzo), le sperimentazioni di Karlheinz Stockhausen sono inserite in un suo percorso di lungo periodo (Massimo Priori), un’opera di Giacinto Scelsi ne rivela la ricerca di omologie spazio-temporali profonde (Francesco Schweizer); Claudio Ambrosini racconta e spiega i suoi numerosi lavori basati sulla propagazione del suono nello spazio o su soggetti/oggetti architettonici, Jean-Luc Hervé descrive varie sue opere suggerite dalla topografia dei luoghi e dalla trasformazione dei suoni che li attraversano, Javier Torres Maldonado sottolinea la funzione formale che la componente spaziale assume nel definire l’estensione e la struttura di sue composizioni.
Ecco l’indice dettagliato del libro:
Franco Ballardini, Prefazione Vasco Zara, Musica e architettura: la prospettiva storica (1). La parola ai musici Helen Geyer, Musica dal “cielo”. La cappella celeste. Stimoli e relazioni tra la Serenissima e la Germania centrale Marco Bizzarini, Un architetto neoclassico all’opera: le idee di Antonio Niccolini per il Teatro San Carlo Christoph Hahn, Nel giardino del tempo. Corrispondenze tra architettura, natura e musica nella cultura del Giappone Andreas Krause, Città-paesaggi, architettura, cosmo-universo nella musica di Fazıl Say Marco Russo, Fletcher, Stokowski e la nascita della “prospettiva dell’ascolto” Séverine Bridoux-Michel, Architecture et musique: au-delà du “mythe Xenakis” Giovanni Guanti, Glosse interlocutorie sul tema architettura–musica Cosimo Colazzo, Rothko Chapel. Feldman, Rothko e i De Menil. Percorso di redenzione o loop senza uscita? Massimo Priori, Pole di Karlheinz Stockhausen e l’auditorium di Osaka. Musica, spazio e architettura: alle radici di un pensiero compositivo Francesco Schweizer, Spazio e tempo tra musica e architettura: la Suite IX “Ttai” di Giacinto Scelsi Claudio Ambrosini, Costruire piramidi, ponti, prospettive, stanze, labirinti, giochi, ring, trompe-l’oreille…
Musica e archiettura, a cura di Franco Ballardini, Massimo Priori, Francesco Schweizer, Anna Vildera, Musicografie 24, 17×24, pp. X+377, LIM, Lucca, 2023, ISBN 9788855431941, € 38,00
Cosimo Colazzo ha avuto frequentazione dell’arte di Maria Attanasio, di quella poetica e di quella narrativa, per alcuni suoi lavori compositivi: un brano per voce e pianoforte – Notte che oscilli al vento – e una vasta opera per soprano, baritono, voce recitante, un quartetto di sassofoni – Francisca – su libretto di Giuliana Adamo ispirato a un racconto di Maria Attanasio, Correva l’anno 1698 e nella città avvenne il fatto memorabile, uscito nel 1994 per i tipi di Sellerio, ora compreso in una raccolta di racconti di più recente pubblicazione, Lo splendore del niente e altre storie (Sellerio, 2020)
Nell’occasione di un convegno a Valencia, nell’ottobre 2022, Colazzo ha potuto approfondire il suo rapporto, da musicista e compositore, con i testi di Maria Attanasio. Quelle riflessioni hanno ora assunto la forma di un saggio, pubblicato nell’ambito di un volume monografico su Maria Attanasio (atti del convegno valenciano), pubblicato da Castelvecchi, per la cura di Giuliana Adamo e Miguel Ángel Cuevas, dal titolo Maria Attanasio. Quattro decadi di bifronte scrittura disobbediente (pp. 179, € 20,00).
Il saggio di Colazzo, dal titolo Composizioni musicali su testi di Maria Attanasio: Notte che oscilli al vento e l’opera Francisca, parla del rapporto tra musica e poesia, delle alleanze che si disegnano tra la musica di Colazzo, per come è concepita, e la poesia di Maria Attanasio, su crinali che valorizzano l’evento, il dubbio, l’apertura, il possibile. E spiega, toccando aspetti compositivi dei due linguaggi, dove sono, nelle declinazioni dei due autori, rispondenze e risonanze.
Francisca, per la sua parte, è l’emergere di un paradosso: paradossale il suo tentativo di farsi uomo per lavorare, sfidando di fatto il senso comune, che, infatti, le si rivolge contro; paradossale l’esito finale, di un’assoluzione, che infine viene decisa da parte dell’Inquisizione.
Questa storia emersa per lacerti da cronache ultra-locali d’inizio Settecento viene re-intrecciata da Maria Attanasio, che dà voce a quel margine che è Francisca, ricca del suo coraggio e della sua voglia di sopravvivere attraverso se stessa; per questo capace di sfidare l’Inquisitore, che vive, da parte sua, un crepuscolo e un tramonto, gli ultimi cascami di una cultura, quella dell’Inquisizione, autorità che chiede solo obbedienza, di fronte al sopravveniente illuminismo.
La musica di Colazzo racconta le dinamiche trasformative dei due personaggi e di due culture che si confrontano mescolando i loro apporti: l’individuazione del nuovo insieme con il vecchio che va dissolvendosi. Opera di incroci e incontri paradossali e impossibili, che tuttavia avvengono e provocano trasformazioni e metamorfosi. Musicalmente e vocalmente i due personaggi si confrontano all’inizio: la ritmica inesorabile, i motti duri e graffianti dell’Inquisitore; le poche articolazioni di lei, che non sa opporre molto contro un’autorità che le si propone con tutta la sua forza violenta. La voce recitante indica antefatti, tesse gli accadimenti, ragiona, commenta, approfondisce, accompagna i personaggi, a volte li sollecita, si fa attiva. Quando si ritrova sola e reclusa, dilaga la sofferenza di Francisca, emergono ricordi, la vita vissuta con il marito, il lavoro nei campi, la morte di lui, la necessità di sopravvivere travestendosi da maschio per essere ingaggiata come bracciante. Emerge un’identità che attenta le frontiere binarie del genere: Francisca e Francisco insieme. Si fa forte il senso di ingiustizia di fronte alla morte annunciata, la necessità di lenire il dolore, di attutire il colpo atteso. Per questo canta a un cento punto un canto assillante, ossessivo, sempre più macchiato di glissandi-lamenti, citazione di un moroloja in griko: canto di morte che accede ritualmente a un altro mondo dove diurno e notturno si mescolano, il binario diventa plurale. Ritualmente si appropria di sé disperdendosi, paradossalmente si ritrova. Dopo questo ulteriore “passaggio” Francisca sa sostenere le proprie ragioni, diventa più presente con il suo canto. Ed è l’Inquisitore che entra in una dinamica trasformativa, trova accenti di dubbio, avverte il valore della tolleranza. Arriva la risoluzione del conflitto, l’assoluzione alla fine, ma nulla di risolutivo, nessuna retorica del bel finale: l’opera si spegne verso i toni del grave, si annulla in lenta spirale in un silenzio buio. Quanti silenziati ancora, quanti nei margini non hanno diritto di parola!
Un’opera della durata di un’ora e mezza circa che racconta tutto questo musicalmente, grazie anche a un libretto che, ispirato a Maria Attanasio, attiva rami verso altri autori (Manzoni, Giordano Bruno…), arpiona tempi diversi, mette in contatto, in corto circuito l’antico e il contemporaneo.
Qui di seguito offriamo il video di un’esecuzione dell’opera Francisca, musica di Cosimo Colazzo, libretto di Giuliana Adamo (liberamente ispirato a Maria Attanasio), nella forma di un concerto-spettacolo con regia video e live editing di Francesco Casu, tenutosi il 18 marzo 2023 al Teatro Massimo di Cagliari.
Il saggio di Colazzo, nel volume pubblicato da Castelvecchi, ragiona su questi temi e costituisce una guida alla composizione di Francisca, accompagnata lungo le otto scene che costituiscono l’opera.