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La musica come cultura. L’esperienza di Marco Anzoletti, compositore trentino attivo tra Otto e Novecento. Se ne parla nella dodicesima puntata della trasmissione di Cosimo Colazzo e Daniele Torresan per Rai Radio Due

18 Giugno 2013
15:45a16:15

La musica come cultura, ricerca, analisi. L’esperienza di Marco Anzoletti, compositore trentino vissuto tra Otto e Novecento. Se ne parla nella dodicesima puntata della trasmissione condotta da Cosimo Colazzo e Daniele Torresan per Rai Radio Due. In onda martedì 18 giugno a partire dalle ore 15.45. La trasmissione, che è inserita nel palinsesto delle trasmissioni regionali per il Trentino, tratta, con la puntata di questa settimana, di un progetto di ricerca e produzione, promosso dal Conservatorio di musica di Trento, che ha avuto esito in un allestimento dell’opera “La fine di Mozart” di Marco Anzoletti, al Teatro Sociale di Trento, nel marzo 2011.

 

La trasmissione “Il cammino e l’evoluzione del Conservatorio di musica di Trento”, condotta da Cosimo Colazzo e Daniele Torresan ha trattato, in alcune puntate, di un interesse che il Conservatorio ha espresso, attraverso progetti e realizzazioni, nel campo della ricerca e della produzione musicale, che hanno riguardato il patrimonio storico del territorio.

L’indagine è avvenuta nel riferimento ad alcune figure chiave. Con la musica di Giacomo Gotifredo Ferrari e di Giancarlo Colò si è potuto entrare in contatto con la cultura musicale nel discrimine tra Sette e Ottocento. Tale cultura è stata osservata nella linea di impegno sull’opera, nei termini del gusto italiano e di scuola napoletana, attraverso il roveretano Ferrari. Inoltre è stata affrontata nella linea di impegno sulla musica strumentale da camera, di ispirazione viennese, con il rivano Colò. Se di questo si è trattato nella decima puntata della trasmissione, nell’undicesima si è passati al pieno Ottocento, che in Italia significa anche il dibattito intorno alla nazione e ai valori del Risorgimento. Si è parlato della romanza da camera, nell’idea di rinnovamento di Andrea Maffei, espressa in progetti e posizioni culturali, che hanno a che fare anche con il salotto De’ Lutti, cenacolo intellettuale attivo a Riva del Garda.

Nella dodicesima, e penultima puntata, della trasmissione, che andrà in onda martedì 18 giugno a partire dalle ore 15.45, su Rai Radio Due, si parla di Marco Anzoletti, e si passa a un periodo ulteriore, a cavallo tra Otto e Novecento.

Marco Anzoletti, trentino, studia e si perfeziona, per tre anni a Vienna. Integra, così, un’idea della musica come sviluppo di un linguaggio che deve avanzare, approfondire e conquistare nuovi valori. La sua idea di musica è nella direzione di una considerazione di essa nel più ampio alveo culturale. Deve veicolare valori di approfondimento, analisi, stare in contatto con le altre arti. E’ un’idea ispirata al mondo tedesco. Anche l’opera deve farsi interprete di un’idea per cui è spettacolo che ha a che fare con la dimensione del teatro. La musica si connette alle altre arti e trova un equilibrio con le esigenze del teatro.

Anzoletti ha scritto molte opere. Più in generale, il suo catalogo è molto vasto. Una delle sue opere è dedicata a Mozart, all’ultima fase della sua vita, quando i presagi della fine si fanno sentire e tutto si colora di un’ombra inquietante. “La fine di Mozart” è il titolo di quest’opera, scritta nel 1898, con libretto dello stesso compositore.

Sull’opera è stato realizzato dal Conservatorio di musica di Trento un progetto di ricerca e produzione musicale, che ha avuto esito nell’allestimento al Teatro Sociale di Trento, il 25 e 26 marzo 2011. Il progetto è stato coordinato da Mattia Nicolini, docente di canto, che ha prodotto un lavoro di revisione e curatela sull’opera a partire dal manoscritto.

Anzoletti intende offrire un omaggio alla figura di Mozart. Per lui è un modello di gusto musicale, e anche di considerazione della musica nella sua radice culturale. E’ genio, ma anche consapevolezza, senso alto della musica, come linguaggio che si esprime in quanto forma, architettura.

Anzoletti rappresenta Mozart nell’ombra di un crepuscolo, circondato da tensioni, da un senso di ansia, di angoscia. Così già nel Preludio, e poi nei suoi interventi.

Compare anche Beethoven, e un incontro tra i due. Scrivere un’opera su monumenti della storia musicale propone la possibilità di introdurre citazioni storiche nella trama musicale. E’ quanto fa Anzoletti, che innesta riferimenti, sia a Mozart che a Beethoven.

Inoltre l’opera possiede il senso dello svolgimento continuo, secondo articolazioni che sono regolate dal senso teatrale. La musica non può sostare, cercare le predilette regolarità. Deve adattarsi, invece, alla narrazione teatrale, stare in rapporto con essa. Il canto adatta ritmo e curve al profilo della parola. Si fa declamato. Il linguaggio musicale, pur esso, non è conciliante, e si addensa di cromatismi, differisce cadenze e simmetrie.

I personaggi sono sbozzati anche secondo certe formule fisse e convenzionali. Ad esempio, Beethoven è inquieto e titanico; quanto Mozart, invece, è fantasia, resistenza fanciullesca all’oppressione della vita. Tuttavia questi aspetti sono inseriti in un contesto e in un quadro di linguaggio che è avanzato, che presenta interessanti virate verso il modernismo.

Il Conservatorio di musica di Trento negli ultimi dieci anni ha espresso importanti valori di ricerca, nella produzione di attenzione e di impegno operativo concreto rispetto al patrimonio storico del territorio, che è stato portato a comunicazione pubblica estesa, grazie a una notevole capacità realizzativa. Sono state allestite opere, messe in campo pubblicazioni. “La fine di Mozart” si inserisce in questo quadro, divenendo un’impresa importante, anche per la difficoltà e l’entità dell’allestimento che è stato prodotto.

Il Trentino storico e la musica. Da Giancarlo Colò ad Andrea Maffei. Se ne parla nell’ambito dell’undicesima puntata del ciclo di trasmissioni dedicate alla storia e all’attività del Conservatorio di musica di Trento a cura di Cosimo Colazzo e Daniele Torresan per la sede regionale del Trentino della RAI.

11 Giugno 2013
15:45a16:15

Nell’undicesima puntata della trasmissione condotta da Cosimo Colazzo e Daniele Torresan, dedicata alla storia e alle attività del Conservatorio, in onda su Rai Radio Due martedì 11 giugno alle ore 15.45, si tratta della cultura musicale del territorio in prospettiva storica. Vengono alla luce tracce e percorsi di definizione storica della cultura e dell’identità del territorio, attraverso le vicende di alcuni autori significativi e delle loro opere.

Il Conservatorio di musica di Trento esprime un interesse evidente verso i nuovi linguaggi musicali, verso ricerche e produzioni che riguardano le musiche contemporanee intese in una declinazione flessibile e aperta, dalle musiche d’avanguardia alla musica jazz al rock di ricerca sino alle musiche applicate.

Accanto a questo, non manca tuttavia di un interesse che si rivolge ai repertori storici.

E’ il senso di alcuni progetti di ricerca, promossi dal Conservatorio di musica “Bonporti”, che hanno evidenziato alcune articolazioni della storia del Trentino, attraverso la chiave dell’indagine su alcune esperienze artistiche e intellettuali significative. Da Giacomo Gotifredo Ferrari a Giancarlo Colò ad Andrea Maffei a Marco Anzoletti: approfondendo l’opera di questi autori, l’esperienza che li ha riguardati, si individuano le linee di una storia che ha attraversato e formato la cultura, l’identità del territorio.

La trasmissione “Il cammino e l’evoluzione del Conservatorio di musica di Trento”, condotta da Cosimo Colazzo e Daniele Torresan, tratta anche di questi aspetti, e cioè di certe individuate esperienze storiche che, in ambito musicale, costituiscono un incrocio significativo dell’esperienza, un punto denso rappresentativo di una tendenza della cultura del territorio. La trasmissione, con la sua undicesima puntata, in programma martedì 11 giugno alle ore 15.45, su Rai Radio Due (per Trento frequenze MF2 93,7),  tratta dell’opera di Giancarlo Colò e della figura intellettuale di Andrea Maffei.

La puntata illustra un progetto di ricerca promosso dal Conservatorio “Bonporti”, che ha analizzato la figura e l’opera di Giancarlo Colò, compositore nativo di Riva del Garda, vissuto a cavallo tra Sette e Ottocento. La sua formazione avviene in direzione di Vienna, che costituiva il centro prevalente di formazione per la classe dirigente del Trentino. Veniva da una famiglia della piccola nobiltà. Studia la filosofia e la matematica, ma approfondisce anche lo studio della musica verso cui lo indirizza un sicuro talento. Studia alla scuola prestigiosa di Abrechtsberger. E’ in questi anni che produce una serie di opere strumentali che sono di molto interesse. Vi si respira il senso dell’attenzione della forma, della gestione elaborativa, analitica dei materiali tematici, secondo una linea di pensiero che è propria del mondo tedesco, che egli ha assimilato. Accanto a questa robusta strutturazione formale, specie nei tempi più lenti, s’insinuano seduttive cantabilità che sono d’impronta pre-romantica.

A quest’autore, e soprattutto alla sua produzione strumentale, è stato dedicato un progetto di ricerca, coordinato da Corrado Ruzza, che studia il repertorio delle produzioni musicali storiche nell’area rivana e del Garda trentino. Questo progetto ha avuto esito nella produzione di un CD monografico dedicato alla musica da camera di Giancarlo Colò.

Un altro progetto di cui si tratterà nella puntata, anche in questo caso coordinato da Corrado Ruzza, è quello dedicato a un altro momento storico importante in Trentino, che ha visto una fervida presenza di attività in area rivana. Siamo nell’Ottocento, e un luogo importante di incontro culturale è la villa De’ Lutti a Riva del Garda, sede di un salotto tra i più ambiti. Vi si ritrovavano le menti più brillanti dell’epoca, e la possibilità di un contatto con gli ambienti più avanzati dell’espressione intellettuale, non solo in Trentino, giacché vi convergevano artisti e studiosi anche da altre regioni.

Nel salotto, una figura di riferimento, di assoluto prestigio, è Andrea Maffei, trentino di origini, ma intellettuale molto in vista nella Milano intellettuale e culturale dell’epoca, e con una influenza e una presenza che possiamo dire di respiro europeo. Si è formato alla scuola classicista di Vincenzo Monti. E’ poeta di sorvegliata ispirazione, ma di ampie visioni, supportata da una cultura vastissima, che si alimenta delle espressioni più affinate e avvertite delle letterature straniere, di cui è stato traduttore.

Un intellettuale, quindi, militante. Per sviluppare l’arte italiana in direzione di un contatto, di un intreccio con le dinamiche culturali europee. Per muovere lo sguardo, allargandolo dalla prestigiosa storia della cultura italiana, anche orizzontalmente, in dimensione contemporanea, verso quanto sommuoveva l’Europa, introducendo fortemente l’arte, la letteratura dentro lo spazio del confronto politico.

Nel salotto si rende attiva, anche attraverso la figura carismatica di Maffei, un’istanza rivolta agli ideali risorgimentali, di riunione dell’Italia in nazione, di riscatto dalla presenza straniera, che si faceva sentire anche in Trentino.

La musica riveste importanza sia per Maffei che nel salotto De’ Lutti. Maffei è stato consulente di Verdi per Machbet. Nel salotto la musica è presente. Si fa musica. Direttamente, molti degli invitati animano momenti musicali. Come spesso accade si eseguono romanze da camera. Maffei riunisce una serie di compositori proprio per un esperimento in questo senso. Intende animare il genere di maggiori qualità artistiche e culturali, fuori dal semplice intrattenimento. Egli avrebbe fornito testi adeguati, ricercati nei valori poetici e culturali. Una serie di compositori appositamente invitati avrebbe scritto la musica per le romanze, ponendo attenzione ai testi, ricercando i valori di un’integrazione artistica organica, per un genere che andava rinforzato proprio di intenzione artistica. L’operazione procede, ha anche un esito editoriale presso Ricordi.

Di tutto ciò si dà conto nel CD che è stato pubblicato dal Conservatorio di musica “Bonporti” in rapporto al progetto promosso. La trasmissione illustra quanto realizzato, i temi sollevati attraverso le ricerche promosse dal Conservatorio sulla storia musicale del territorio, che ha un centro molto attivo e fecondo – come abbiamo visto – in area rivana, anche attraverso alcuni ascolti ripresi sia dal CD con le musiche strumentali di Colò, sia dal CD con le arie da camera su testi di Andrea Maffei.

A partire da qui il collegamento al sommario delle tredici puntate della trasmissione.

Uno studio di Cosimo Colazzo su musica e potere, su musica e censura, e sul linguaggio compositivo di Galina Ustvolskaya, all’Università di Copenaghen

6 Giugno 2013a8 Giugno 2013

Uno studio di Colazzo su musica e potere, su musica e censura, e sul linguaggio compositivo di Galina Ustvolskaya, compositrice di Leningrado, che ha vissuto il clima della censura staliniana delle arti e della cultura, viene presentato il prossimo 7 giugno all’Università di Copenaghen, nell’ambito di un importante Convegno internazionale dedicato ai temi della creatività musicale e della censura politica. Nella sua ricerca Colazzo evidenzia il rapporto perverso che si crea tra censura e creatività nel linguaggio ridotto, fatto di ossessive ripetizioni, e a volte esploso in violenti cluster, della compositrice.

“La donna col martello”. Con questa immagine è stata anche sintetizzata l’esperienza musicale e creativa di Galina Ustvolskaya, compositrice di Leningrado, nata nel 1919 e morta in tarda età nel 2006. Allieva di Dmitrij Shostakovich, si è poi allontanata dall’ex maestro, di cui non ha condiviso la tendenza alla manipolazione dei linguaggi, alla stratificazione e all’occultamento del proprio personale linguaggio, della verità artistica, per evitare scontri problematici con il potere sovietico.

Della musica di Galina Ustvolskaya si occupa uno studio di Cosimo Colazzo (docente di Composizione al Conservatorio di Trento e membro dell’équipe del CESEM, centro di ricerca dell’Universidade Nova di Lisbona) dal titolo “Censorship and Creativity: Ustvolskaya’s compositional language” (Censura e creatività: il linguaggio compositivo di Galiana Ustvolskaya), che viene presentato il prossimo venerdì 7 giugno all’Università di Copenaghen, dove, dal 6 all’8 giugno si tiene un importante convegno internazionale dal titolo “Researching Music Censorship conference”

Il Convegno è organizzato da una rete internazionale della ricerca, che si occupa dei temi dei rapporti tra musica e potere, tra musica e censura. Questa rete riunisce soprattutto università e ricercatori dell’area nord-europea, fondamentalmente da quattro paesi, e cioè Danimarca, Finlandia, Svezia e Norvegia. Ma è allargata anche ad altri autori e ricercatori che da altri ambiti hanno sviluppato studi sui temi che costuiscono il focus del progetto.

In questo senso si colloca l’intervento di Colazzo, che tra i suoi interessi di studioso annovera anche quelli dei rapporti tra musica e società, tra musica e politica. Inoltre tra gli autori che tratta, dal punto di vista analitico-compositivo, e anche come interprete, c’è la Ustvolskaya, rispetto a cui risulta necessario approfondire le questioni dei rapporti tra arte e politica in epoca staliniana e più ampiamente sovietica.

Shostakovich costituisce l’esempio di un autore che ha subito il peso della censura (in due occasioni soprattutto, negli anni ’30 e negli anni ’40), venendo accusato, per la sua musica, di essersi allontanato dallo spirito nazionale e dalla cultura del popolo sovietico. Egli ha sviluppato, in queste occasioni, che erano mortalmente rischiose per lui (dietro l’angolo c’era il carcere, il gulag), la capacità di introiettare le accuse, di fare ammenda, sviluppando nel contempo un linguaggio che si innerva della capacità della stratificazione, dell’occultamento. In superficie certi aspetti prediletti dal potere, ma poi contesti che li rivelano nel loro carattere artefatto, e quindi l’attivazione dell’ironia e del sarcasmo.

Ustvolskaya, che è stata allieva ammirata di Shostakovich, si allontana presto dal maestro. Non condivide quest’atteggiamento, che gioca sul piano della duplicità, della doppiezza. La sua moralità è compatta e assoluta. L’arte è dedizione assoluta. L’individuo è solo. La solitudine sa presentare la possibilità di un linguaggio autentico, che l’artista deve ricercare per tutta la vita. Perciò ha ammesso poche opere nel suo catalogo. Le altre, anche quelle di occasione, scritte per sopravvivere (e non mancano di celebrative del potere sovietico), le ha distrutte.

Il suo linguaggio, in questa tensione utopica verso l’assoluto e la verità, si fa essenziale. E’ molto ridotto, poverissimo, scarno. C’è una forte censura rispetto a ogni espressività, a ogni mediazione, che possa allontanare dal centro utopico della verità ricercata. In questo senso – sostiene lo studio di Colazzo – si crea un transito paradossale tra la censura politica e sociale del contesto della vita ordinaria della Ustvolskaya (che è sempre rimasta nella sua Leningrado, e solo in tarda età ha viaggiato in qualche rara occasione all’estero, per seguire qualche concerto con sue musiche), e la sua creatività, che continuamente mette in discussione ogni acquisizione, per ridurla, relativizzarla. C’è una forte censura, da parte della compositrice, dell’io e della sua espressività. Perché l’obiettivo è sempre oltre. Evita, per questo, ogni ridondanza, ogni compiacimento. Ripete soprattutto. L’ossatura delle figure è scheletrica. Il suo linguaggio diventa quasi petroso, quasi afasico nella rinuncia a ogni espressività che veli il senso ultimo delle cose. La sua musica è continuamente interrogativa. Per questo attinge a cluster violentissimi e ribaditi senza sosta, sin quasi a generare un rifiuto del tempo, dell’ascolto. E’ un’esperienza limite, che tiene in un paradossale rapporto la radice russa del nichilismo e una vocazione spirituale verso l’Altro radicale, il Dio che ci è ignoto e che solo in queste forme, assolutamente non logiche, non mediate, può essere raggiunto.

A partire da questo collegamento:

Il programma generale del Convegno.

Gli abstract di tutti gli interventi, tra cui quello di Colazzo.

 

 

Decima puntata della trasmissione di Cosimo Colazzo e Daniele Torresan sulla storia e sulle attività del Conservatorio. Non solo Novecento e non solo il mondo d’oggi nelle varie e plurali fisionomie. Ma anche la storia musicale del territorio.

4 Giugno 2013
15:45a16:15

Il Conservatorio di musica di Trento ha portato interesse, con vari progetti, verso la  cultura musicale del territorio indagata in prospettiva storica, attraverso opere e esperienze artistiche, che sono state recuperate alla memoria e riproposte nel circolo della comunicazione e della conoscenza.

Di queste attività del Conservatorio, dei progetti realizzati in questo campo si parla nella decima puntata della trasmissione radiofonica “Il cammino e l’evoluzione del Conservatorio di Musica di Trento”,  condotta da Cosimo Colazzo e Daniele Torresan, in onda su RADIO DUE della Rai martedì 4 giugno a partire dalle ore 15.45.

Dal Novecento e dall’oggi, quindi, verso il passato, ad approfondire figure, percorsi culturali, opere di rilievo nella storia che riguarda il territorio. Si parte da Giacomo Gotifredo Ferrari, compositore roveretano vissuto tra Sette e Ottocento, con una solida e prestigiosa formazione e esperienze di livello europeo, rispetto a cui il Conservatorio ha incentrato un progetto di ricerca e produzione musicale.

 

Dopo aver trattato dei progetti che hanno riguardato le letterature musicali del Novecento e le  musiche nuove, sia di area sperimentale e d’avanguardia, che negli ambiti del jazz e del pop-rock, la trasmissione radiofonica “Il cammino e l’evoluzione del Conservatorio di Musica di Trento”,  condotta da Cosimo Colazzo e Daniele Torresan, in onda su RADIO DUE della Rai, e programmata nel palinsesto delle trasmissioni a diffusione regionale per il Trentino, passa a parlare dei progetti che sono stati dedicati ai repertori storici legati al territorio.

Dal Novecento e dai giorni odierni, ci si volge,così, al passato.

La decima puntata della trasmissione, in programma martedì 4 giugno alle ore 15.45, su Rai Radio Due (per Trento, MF2 93,7), tratta soprattutto di un progetto, che si è realizzato alcuni anni fa, nel 2010, dedicato alla figura e all’opera di Giacomo Gotifredo Ferrari, che ha avuto vari esiti, di cui il più rilevanti è stato l’allestimento di un atto unico del compositore, “Li due svizzeri” al Teatro Sociale di Trento.

Ferrari è un autore roveretano, vissuto a cavallo tra Sette e Ottocento, che ha ricevuto una formazione prestigiosa, di scuola napoletana. Da qui il suo interesse per l’opera, come anche per la didattica del canto.

Fu anche a Londra, compositore e maestro molto stimato.

La trasmissione approfondisce questa figura di musicista, come anche alcuni scorci della storia musicale del Trentino.

E evidenzia il senso di un progetto come quello realizzato, che connette proficuamente interessi che coinvolgono le dimensioni della ricerca musicale e artistica, delle produzione musicale e di spettacolo, in forte cooperazione rispetto agli obiettivi della formazione musicale, qui declinata in termini laboratoriali.

Il passato di cui si è occupato il Conservatorio, con questo e con alcuni altri progetti, è quindi letto attraverso alcuni punti di vista particolari. Non il repertorio usuale, ampiamente frequentato, ma un repertorio che, pur essendo storicamente pregnante, anche per i valori culturali interessati, non è più nella circolazione comune della conoscenza.

Inoltre, questo passato a cui si è rivolto l’interesse di ricerca e produzione del Conservatorio, ha a che fare con il territorio. In questo senso diventa elemento di articolazione di una memoria culturale e storica che ha bisogno di tessere, anche in prospettiva storica, il senso di una traccia identitaria.

La ricerca espressa dal Conservatorio non è solamente di segno musicologico, ma investe moti campi e si realizza in termini di produzione musicale e di spettacolo. Diversi ambiti disciplinari si mettono in relazione, dalla musicologia all’analisi compositiva alla performance al teatro musicale.

Dell’opera di Ferrari, dell’atto unico “Li due svizzeri” nell’allestimento e nelle realizzazione musicale del Conservatorio, si danno esemplificazioni di ascolto nel corso della puntata.

L’allestimento è stato integralmente realizzato con le forze degli studenti, nel coordinamento dei docenti, in individuate aree operative, dalla performance orchestrale all’interpretazione vocale, dalla produzione scenica alle competenze tecniche per l’opera.

Il coinvolgimento degli studenti, in una situazione così complessa, quale l’allestimento di un’opera, su cui si è portato un interesse di ricerca, è molto importante a livello didattico. In una situazione così intensamente laboratoriale, la didattica incrocia molto direttamente alcune questioni importanti. Da una parte quanto converge dal piano della ricerca, perché si tratta di un’operazione che non viene condotta su un repertorio standard, bensì su un repertorio poco frequentato; dall’altro quanto si propone in richieste di competenze sul piano professionale e nel contesto della produzione di spettacolo.

L’intreccio di queste dimensioni in un contesto formativo risulta molto produttivo. I saperi si propongono come dinamici e operativi. Le competenze si disegnano come una qualità densa di valori di ricerca, ma anche duttile e aperta.

A partire da questo collegamento, il programma delle tredici puntate della trasmissione.

Editoriale di Cosimo Colazzo, per il Trentino, sui rapporti tra potere e cultura

Si rende disponibile alla lettura un articolo di Cosimo Colazzo, apparso sul Quotidiano “Trentino” il giorno 20 maggio 2013. Si tratta di un editoriale che tratta dei  rapporti tra potere e cultura, come vengono a declinarsi in Trentino, anche per scelte di livello legislativo e regolamentare. In particolare si approfondiscono aspetti della legge 15 sulla cultura e del Regolamento applicativo rispetto alla qualificazione dei soggetti culturali. A partire da questo collegamento.

Uno studio di Cosimo Colazzo, sulla musica di Federico Mompou, presentato nell’ambito di Performa 2013, annuale convegno che tratta delle ricerche artistiche che, a livello internazionale, si sviluppano sull’interpretazione e la performance musicale. Quest’anno il Convegno si tiene a Porto Alegre, in Brasile, presso la Universidade Federal do Rio Grande do Sul.

30 Maggio 2013a30 Giugno 2013

Uno studio di Cosimo Colazzo, sul linguaggio compositivo di Federico Mompou e sulle considerazioni che il compositore catalano ha lasciato circa l’interpretazione pianistica della sua musica, viene presentato nel contesto di Performa 2013, importante incontro di ricerche artistiche sull’interpretazione musicale e la performance, che quest’anno si tiene in Brasile presso la Universidade Federal do Rio Grande do Sul di Porto Alegre. Il convegno di studi si svolge dal 30 maggio all’1 giugno 2013.

La musica di Federico Mompou (1893-1987) presenta alcune caratteristiche peculiari. La sua scrittura è molto ridotta, introversa. Tende a essere concisa, e i materiali sono molto semplificati. Il compositore rappresentava l’idea della necessità di un nuovo inizio, che per lui deve svolgersi nei termini di una riduzione della composizione verso elementi basici. Condivide, in questo, alcuni tratti di linguaggio che ritrova, e apprezza, in Satie. Oppure in un autore successivo, che, ricambiato, stimava molto. E cioè Francis Poulenc. Mompou rifiuta il senso dell’elaborazione che dà corpo e sviluppo all’opera. Questa, invece, deve rifuggire dall’idea che la produzione di senso si dia nell’evoluzione del racconto musicale. Il senso, la poesia, sono nell’evento, che ha valore per se stesso, con la sua risonanza.

Cosimo Colazzo, docente di Composizione al Conservatorio di musica Bonporti di Trento e membro della équipe di ricerca del CESEM (Centro de Estudos de Sociologia e Estética Musical) della Universidade Nova di Lisbona, da tempo ha portato un’attenzione di studio e di ricerca sulla musica di Mompou. Un suo studio è ora presentato nel contesto di Performa 2013 – incontri di ricerca musicale sull’interpretazione musicale e la performance, che quest’anno si tiene a Porto Alegre, in Brasile, presso la Universidade Federal do Rio Grande do Sul. Il convegno si tiene dal 30 maggio all’1 giugno.

Lo studio di Cosimo Colazzo, dal titolo “Transformar el tiempo musical. Interpretación y composición en Federico Mompou” sarà presentato venerdì 31 maggio. Tratta del linguaggio compositivo di Mompou, che viene individuato in alcuni caratteri ricorrenti. La forma, in Mompou, è concisa. I materiali sono molto semplici, ed oggetto soprattutto di ripetizione o di trasposizioni. Mompou evita la forma ampia, che si determina per sviluppi ed elaborazioni. Adotta strategie, che ritrova, peraltro, in una linea di ricerca compositiva che si apre con Debussy, per cui la ripetizione costituisce una modalità di espressione del tempo musicale, e consente di liberare l’ascolto verso la dimensione del suono e della sua risonanza.

Il tempo della composizione, della musica, del suono non ha a che vedere con l’espansione della forma, ma con la risonanza sonora. Questo concetto lo conduce a pensare diversamente anche l’interpretazione. Mompou ha lasciato alcuni scritti su questo tema, oggetto di indagine, insieme con la sua scrittura compositiva, nello studio di Colazzo. Il tempo dell’interpretazione, secondo Mompou, è fuori dalla rigida scansione metronomica, è relativamente aperto, segnato da alcuni punti di inflessione sensibili. Per Mompou vale l’immagine di un tempo che tende ad allargarsi, quasi costitutivamente.  Bisogna entrare dentro la dimensione fraseologica, per liberare ad evidenza il respiro di eventi minimi, che la logica fraseologica tende a ridurre e contenere. Bisogna che l’interprete si renda sempre più sensibile nella gestione del tempo come del suono e della risonanza.

Un’altra caratteristica della musica di Mompou è quella del tempo lento e dilatato. Come anche delle dinamiche, spesso rivolte al piano. Questo dà la dimensione di una musica introversa, che non si espande all’esterno, ma è ripiegata in se stessa. Bisogna trovare la misura di un rapporto con questa musica e lo si può ottenere se ci si rende sensibili a un tale materiale, minimo, ridotto, ma ricco di piegature interne, che vanno seguite, attraverso un senso particolare della risonanza e della gestione del tempo.

Tra i prossimi impegni internazionali di Colazzo, la presentazione di un suo studio, su musica e censura, e sul linguaggio compositivo di Galina Ustvolskaya, letto anche come paradossale confluenza e innesco tra la censura e una creatività che si produce proprio nella costante attivazione di limiti e riduzioni del linguaggio, sin quasi a uno svuotamento del soggetto. Lo studio sarà presentato il prossimo 7 giugno nell’ambito del Convegno “Researching Music Censorship”, che si tiene dal 6 all’8 giugno 2013 presso l’Università di Copenaghen.

A partire da questo collegamento il programma di Performa 2013.

Popular music e Conservatorio. Se ne parla alla nona puntata della trasmissione condotta da Cosimo Colazzo e Daniele Torresan, che tratta della storia e delle attività del Conservatorio di Trento. Su Rai Radio Due martedì 28 maggio alle ore 15,45.

28 Maggio 2013
15:45a16:15

Nella nona puntata della trasmissione che tratta della storia e delle attività del Conservatorio di musica di Trento, condotta da Cosimo Colazzo e Daniele Torresan per Rai Radio Due, nel palinsesto delle trasmissioni a diffusione regionale per il Trentino, si tratta dei progetti formativi e di produzione musicale che hanno riguardato la popular music. Appuntamento martedì 28 maggio a partire dalle ore 15.45, su Rai Radio due.

Il Conservatorio di musica di Trento presenta da alcuni anni, pienamente attivi, alcuni percorsi formativi che riguardano la popular music, che sono declinati nei termini di veri e propri corsi accademici. E’ un interesse che si è sviluppato negli anni e che, a partire da alcune sperimentazioni, ha poi potuto radicarsi in forme via via più strutturate.

La musica di consumo, i repertori pop e rock, costituiscono prassi produttive importanti e di un certo peso nel campo dell’economia della musica. E’ importante, quindi, che l’alta formazione musicale si interessi pure di questo fronte della produzione musicale, che coinvolge diverse professionalità.

I linguaggi musicali, i metodi produttivi, le creatività coinvolte si declinano in termini particolari e anche i percorsi formativi devono assumere il senso di queste specificità. Nello stesso tempo è utile che questi corsi si strutturino secondo un’architettura comune, propria dei corsi accademici, così che la formazione del musicista pop stia in un vivo rapporto con la dimensione ampia e articolata della produzione musicale e si proponga al dialogo con le culture rappresentate da altri generi.

Di questi aspetti si occupa la nona puntata della trasmissione trasmissione radiofonica  “Il cammino e l’evoluzione del Conservatorio di Musica di Trento” condotta da Cosimo Colazzo e Daniele Torresan, per la sede Rai regionale di Trento. L’appuntamento è per martedì martedì 28 maggio alle ore 15.45, sulle onde di Rai Radio Due (per Trento, MF2 93,7).

Nella nona puntata vengono descritti i corsi accademici che sono attivi al Conservatorio di Trento, sul primo e al secondo ciclo degli studi accademici. Rispetto a questo progetto un ruolo importante è stato svolto da Emilio Galante che ha accompagnato il processo di costruzione dei percorsi formativi e ne coordina a tutt’oggi le attività.

Un ruolo importante, in parallelo a questa attività che concerne i corsi accademici, è stato svolto da un progetto di ricerca e produzione musicale che ha permesso la costituzione di una rock band del Conservatorio, che ha incentrato il suo interesse sulla musica di Frank Zappa e sulle produzioni indipendenti. Un ruolo importante in questo progetto è stato svolto da Francesco Bertoldi.

La puntata sarà accompagnata da ascolti di brani composti da studenti dei corsi accademici. In particolare, si potrà ascoltare di Alessandro Fusaro, Se resti qui; di Andrea Lorusso, Il lago delle inquietudini; di Katja Marun, In there time. Accanto a questi ascolti, anche un brano dal CD Cotopaxi realizzato dalla Rock Band Frank Zappa del Conservatorio coordinata da Francesco Bertoldi; e la stessa band impegnata su un pezzo di Zappa, dalla registrazione dal vivo di un concerto.

A partire da questo collegamento, il programma delle tredici puntate della trasmissione.

 

Le produzioni dell’Orchestra Jazz del Conservatorio Bonporti alla trasmissione radiofonica di Rai Radio Due, condotta da Daniele Torresan e Cosimo Colazzo, che traccia un percorso delle attività e della storia del Conservatorio di musica di Trento.

21 Maggio 2013
15:45a16:15
22 Maggio 2013
15:00a15:30

Nella sua ottava puntata, la trasmissione radiofonica di Rai Radio Due, condotta da Cosimo Colazzo e Daniele Torresan, dedicata alla storia e al profilo di attività del Conservatorio di musica di Trento, compresa nel palinsesto delle trasmissioni a diffusione regionale, in onda ogni martedì a partire dalle ore 15,45, parla del jazz, e in particolare delle produzioni dell’Orchestra Jazz del Conservatorio Bonporti. Traccia alcuni antecedenti, e quindi le esperienze degli ultimi anni, che hanno visto la possibilità di attuare progetti consistenti, complessi, in collaborazione con artisti prestigiosi.

 Si continua a parlare di jazz con la trasmissione radiofonica  “Il cammino e l’evoluzione del Conservatorio di Musica di Trento” condotta da Cosimo Colazzo e Daniele Torresan, per la sede Rai regionale di Trento. In particolare, nell’ottava puntata, si tratterà delle produzioni che sono state realizzate dall’Orchestra Jazz del Conservatorio Bonporti.

L’appuntamento, per l’ottava puntata, è per martedì martedì 21 maggio alle ore 15.45, sulle onde di Rai Radio Due (per Trento, MF2 93,7). Il giorno dopo, mercoledì 22 maggio, la trasmissione viene data in replica per l’Alto Adige (frequenze per Bolazno MF2 93,7) a partire dalle ore 15.00. In questo caso, sempre alle ore 15.00 di mercoledì, è possibile anche l’ascolto via Internet, quindi da qualsiasi luogo. E’ necessario andare sul sito della Rai di Bolzano http://www.raibz.rai.it/index.php, navigando il menù “Radio Live”.

L’esperienza dei progetti attivati e realizzati in rapporto all’Orchestra Jazz del Bonporti è importante.  Da una parte per l’entità di quanto ha preso corpo: un’orchestra vasta, con un organico molto largo, composta da musicisti giovani di grandi qualità, selezionati. C’è poi da dire del lavoro costante che si è potuto produrre, a livello laboratoriale, all’interno del Conservatorio, rispetto al progetto. E poi, un altro importante aspetto, è nella scelta tematica del lavoro di preparazione per la produzione. Non un generico repertorio, ma ogni volta una individuata area di ricerca musicale, che ha potuto coinvolgere gli studenti, attivando nuove competenze, nuove esperienze.

Una delle produzioni ha riguardato la musica di Kenny Wheeler, importante musicista jazz, che ha prodotto molta musica per orchestra jazz. Rispetto a questo progetto è stato coinvolto anche Paolo Fresu, che ha partecipato a un importante concerto, in qualità di tromba e flicorno solista. Un’altra ha riguardato la musica orchestrale di Gil Evans, di cui è stato tracciato un ritratto articolato, rappresentativo di una vita creativa emancipata e costantemente a integrare nuove esperienze. La produzione su Gil Evans ha trovato coordinamento nel lavoro artistico di Bruno Tommaso.

C’è stato anche un progetto dedicato a certe riletture, in chiave jazz, del mondo classico, in questo caso sul terreno del rapporto con la musica di Mussorgsky e dei suoi Quadri da un’esposizione.

All’interno d l Conservatorio, per la nascita di un tale progetto, sono state importanti le figure di Roberto Cipelli e Daniele Carnevali. Recentemente si sono aggiunti altri docenti del settore jazz del Conservatorio, come Bob Bonisolo e Roberto Spadoni (curatore del progetto su Mussorgsky).

Importante è stata anche la relazione di collaborazione sviluppata dal Conservatorio, su alcuni dei progetti che hanno riguardato l’Orchestra Jazz del Bonporti, con il festival Itinerari Jazz a Trento.

A partire da questo collegamento, il programma delle tredici puntate della trasmissione.

La settima puntata della trasmissione radiofonica di RADIO DUE, per la sede regionale del Trentino, dedicata al Conservatorio di musica di Trento, condotta da Daniele Torresan e Cosimo Colazzo, apre uno sguardo all’importante e vitale settore del jazz. Un profilo storico della didattica del jazz nei Conservatori, l’attivazione del corso di jazz al Conservatorio di Trento, negli anni ’90 con Franco D’Andrea, e la storia più recente, che è fortemente legata alle prospettive aperte dalla riforma dei Conservatori

14 Maggio 2013
15:45a16:15
15 Maggio 2013
15:00a15:30

La settima puntata della trasmissione radiofonica di Radio Due, condotta da Cosimo Colazzo e Daniele Torresan, dedicata alla storia e al profilo di attività del Conservatorio di musica di Trento, apre uno sguardo al campo del jazz. Da considerazioni storiche circa i termini di inclusione del jazz nella didattica dei Conservatori, alla storia specifica del Conservatorio di Trento, che negli anni ’90 attiva un corso di jazz, affidato a una figura prestigiosa di docente, Franco D’Andrea. Sino alla situazione attuale in cui si assiste a un consolidamento del settore, in corrispondenza della riforma dei Conservatori che annette molta importanza ai nuovi linguaggi musicale, e a un riassetto della struttura e del curricolo accademico.

Giunge alla settima puntata la trasmissione radiofonicaIl cammino e l’evoluzione del Conservatorio di Musica di Trento” condotta da Cosimo Colazzo e Daniele Torresan, per la sede Rai regionale di Trento, dedicata, appunto, a tracciare un profilo dell’Istituzione, in senso storico e rispetto alle progettualità attivate, alle realizzazioni prodotte.

L’appuntamento prossimo, con la settima puntata, è per martedì 14 maggio alle ore 15.45. Su RADIO DUE. La diffusione è di area regionale per il Trentino, sulle frequenze di RADIO DUE (per Trento, MF2 93,7). E’ utile precisare che non è possibile ascoltare la trasmissione in forma podcast via internet.

Il giorno dopo, mercoledì 15 maggio, la trasmissione viene data in replica per l’Alto Adige (frequenze per Bolazno MF2 93,7) a partire dalle ore 15.00. In questo caso, sempre alle ore 15.00, è possibile anche l’ascolto via Internet, quindi da qualsiasi luogo. E’ necessario andare sul sito della Rai di Bolzano http://www.raibz.rai.it/index.php, navigando il menù “Radio Live”.

Nella scorsa puntata si è trattato dell’interesse del Conservatorio per i nuovi linguaggi, nella forma delle ricerche che hanno riguardato le letteratura musicali del ‘900 come anche la musica attuale, la musica d’avanguardia e sperimentale. Si è trattato soprattutto del festival “Mondi Sonori”, che è un festival promosso dal Conservatorio, dedicato alle musiche nuove, che ha superato i quindici anni di vita, e che si compone del contributo creativo di docenti e studenti artisti, di ricercatori e studiosi.

Con la settima puntata si apre uno sguardo verso un altro punto sensibile dentro questo ampio fronte dei nuovi linguaggi musicali, quello che riguarda il jazz. La puntata traccerà un profilo di quell’evoluzione storica per cui a partire dagli anni ’70, sulla scorta di alcuni progetti pilota, inizia progressivamente a farsi strada l’inclusione del jazz tra i corsi accademici del Conservatorio. E’ negli anni ’90 che viene attivato un corso di jazz al Conservatorio di Trento, affidato a una figura molto prestigiosa di docente, a Franco D’Andrea. Subito la storia del jazz al Conservatorio di Trento è quindi importante, nell’impronta di una didattica estremamente precisa, puntuale, rigorosa. Franco D’Andrea guida il corso di jazz dal 1993 al 2006. Dopo Franco D’Andrea, a raccogliere il testimone di un’esperienza così rilevante, è Roberto Cipelli. Pianista jazz di grande talento, sviluppa un grande impegno per la didattica. Siamo in una fase che coincide anche con la riforma dei Conservatori, che determina notevoli riassetti della didattica. Il settore è in sviluppo, sospinto da una riforma che annette importanza ai nuovi linguaggi e al jazz, che ottiene, infatti, una strutturazione articolata in molte discipline per il curricolo dei corsi accademici. E’ un’articolazione che si proietta anche verso il corpo docente, che infatti presenta figure diverse di docenti, per coprire una pluralità di competenze necessarie per la didattica. Tutte figure di riconosciuto valore, da Bob Bonisolo a Roberto Spadoni, a molti altri docenti a contratto.

Descrizioni e analisi condotte nella trasmissione, saranno accompagnate da alcuni ascolti, da opere di Franco D’Andrea, dal CD “Ballads and Rituals”, e di Roberto Cipelli dai CD “Stilita” e “Kosmopolites”.

A partire da questo collegamento, il programma delle tredici puntate della trasmissione

In una trasmissione radiofonica di RADIO DUE della RAI, per la sede regionale di Trento, l’esperienza del festival Mondi Sonori del Conservatorio di Trento, dedicato alle musiche del ‘900 e contemporanee.

7 Maggio 2013
15:45a16:15

La sesta puntata della trasmissione radiofonica di Radio Due, condotta da Cosimo Colazzo e Daniele Torresan, dedicata alla storia e al profilo di attività del Conservatorio di musica di Trento, approfondisce l’esperienza del festival Mondi Sonori, per le musiche del ‘900 e contemporanee. Un festival plurale, dove diversi orientamenti culturali e estetici possono venire a confronto. Emanazione diretta del Conservatorio, delle forze di artisti e studiosi, docenti e studenti, la manifestazione ha superato le quindici edizioni. 

Giunge alla sesta puntata la trasmissione radiofonicaIl cammino e l’evoluzione del Conservatorio di Musica di Trento” condotta da Cosimo Colazzo e Daniele Torresan, per la sede Rai regionale di Trento, dedicata, appunto, a tracciare un profilo dell’Istituzione, in senso storico e rispetto alle progettualità attivate, alle realizzazioni prodotte.

L’appuntamento prossimo, con la sesta puntata, è per martedì 7 maggio alle ore 15.45. Su RADIO DUE. La diffusione è di area regionale per il Trentino, sulle frequenze di RADIO DUE (per Trento, MF2 93,7). E’ utile precisare che non è possibile ascoltare la trasmissione in forma podcast via internet.

Nelle prime tre puntate la trasmissione ha tracciato il lungo e articolato percorso di definizione storica del Conservatorio a Trento. Ha, inoltre, individuato quelli che possono essere precisati come gli assi tematici fondamentali rispetto a cui si orientano maggiormente le attività, di segno didattico, come per la ricerca e la produzione artistica.

Nella quarte e nella quinta puntata, attraverso interviste, si è potuta ascoltare la voce degli attuali presidente e direttore del Conservatorio, rispettivamente Danilo Curti e Simonetta Bungaro.

La prossima puntata sarà dedicata integralmente a una delle produzioni di maggior rilievo del Conservatorio, il festival di musiche del ‘900 e contemporanee Mondi Sonori, che ha superato le 15 edizioni. E’ un festival che si connota per un’apertura verso un ‘900 plurale, dove vengono a confronto posizioni diverse, nel solco di una molteplicità di orientamenti culturali ed estetici. Questa è una qualità del festival: la volontà di proporre il contesto di un confronto, piuttosto che un’opzione univoca. Un’altra qualità è l’opzione decisa per far emergere le forze di artisti e studiosi legati all’istituzione. E’ un festival che è emanazione del Conservatorio, attraverso le forze creative e di ideazione degli artisti docenti, come anche degli studenti.

Nella trasmissione si darà conto di questi aspetti, ripercorrendo le scelte operate. Descrizioni e analisi saranno accompagnate da alcuni ascolti, che provengono da edizioni del festival. Sarà possibile, così, ascoltare, un’opera nuova di un giovane compositore, attualmente studente del Biennio specialistico di Composizione, Andrea Mattevi, con Ma tutto governa la folgore (2012) per flauto, violino, violoncello, nell’esecuzione dell’Alter Ego Ensemble (Manuel Zurria, Aldo Campagnari, Francesco Dillon). La trasmissione sarà accompagnata anche dalle nette sonorità, di taglio deciso e radicale, del  Klavierstück n. 1 (1952) di Karlheinz Stockhausen, nell’esecuzione di Marina Cainelli, pianista docente al Bonporti. Incontreremo un Hindemith di raro ascolto, visionario e acceso, con Der Dämon (1923), per orchestra da camera, nella direzione di Giancarlo Guarino (docente di Musica da camera al Conservatorio di Trento). E poi anche Steve Reich, il suo minimalismo dotato di una forte coerenza processuale, che sa generare sonorità e strutture ritmiche avvincenti. Nell’interpretazione di Emilio Galante (docente di Flauto al Conservatorio di Trento), sarà possibile ascoltare, di Steve Reich, Vermont Counterpoint (1982) per flauto con elettronica. L’interpretazione di Mauro Pedron (docente di Clarinetto al Bonporti), ci accompagnerà, invece, con New York Counterpoint (1985), sempre di Reich, per clarinetto con elettronica.

A partire da questo collegamento, il programma delle tredici puntate della trasmissione.