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Decima puntata della trasmissione di Cosimo Colazzo e Daniele Torresan sulla storia e sulle attività del Conservatorio. Non solo Novecento e non solo il mondo d’oggi nelle varie e plurali fisionomie. Ma anche la storia musicale del territorio.

4 Giugno 2013
15:45a16:15

Il Conservatorio di musica di Trento ha portato interesse, con vari progetti, verso la  cultura musicale del territorio indagata in prospettiva storica, attraverso opere e esperienze artistiche, che sono state recuperate alla memoria e riproposte nel circolo della comunicazione e della conoscenza.

Di queste attività del Conservatorio, dei progetti realizzati in questo campo si parla nella decima puntata della trasmissione radiofonica “Il cammino e l’evoluzione del Conservatorio di Musica di Trento”,  condotta da Cosimo Colazzo e Daniele Torresan, in onda su RADIO DUE della Rai martedì 4 giugno a partire dalle ore 15.45.

Dal Novecento e dall’oggi, quindi, verso il passato, ad approfondire figure, percorsi culturali, opere di rilievo nella storia che riguarda il territorio. Si parte da Giacomo Gotifredo Ferrari, compositore roveretano vissuto tra Sette e Ottocento, con una solida e prestigiosa formazione e esperienze di livello europeo, rispetto a cui il Conservatorio ha incentrato un progetto di ricerca e produzione musicale.

 

Dopo aver trattato dei progetti che hanno riguardato le letterature musicali del Novecento e le  musiche nuove, sia di area sperimentale e d’avanguardia, che negli ambiti del jazz e del pop-rock, la trasmissione radiofonica “Il cammino e l’evoluzione del Conservatorio di Musica di Trento”,  condotta da Cosimo Colazzo e Daniele Torresan, in onda su RADIO DUE della Rai, e programmata nel palinsesto delle trasmissioni a diffusione regionale per il Trentino, passa a parlare dei progetti che sono stati dedicati ai repertori storici legati al territorio.

Dal Novecento e dai giorni odierni, ci si volge,così, al passato.

La decima puntata della trasmissione, in programma martedì 4 giugno alle ore 15.45, su Rai Radio Due (per Trento, MF2 93,7), tratta soprattutto di un progetto, che si è realizzato alcuni anni fa, nel 2010, dedicato alla figura e all’opera di Giacomo Gotifredo Ferrari, che ha avuto vari esiti, di cui il più rilevanti è stato l’allestimento di un atto unico del compositore, “Li due svizzeri” al Teatro Sociale di Trento.

Ferrari è un autore roveretano, vissuto a cavallo tra Sette e Ottocento, che ha ricevuto una formazione prestigiosa, di scuola napoletana. Da qui il suo interesse per l’opera, come anche per la didattica del canto.

Fu anche a Londra, compositore e maestro molto stimato.

La trasmissione approfondisce questa figura di musicista, come anche alcuni scorci della storia musicale del Trentino.

E evidenzia il senso di un progetto come quello realizzato, che connette proficuamente interessi che coinvolgono le dimensioni della ricerca musicale e artistica, delle produzione musicale e di spettacolo, in forte cooperazione rispetto agli obiettivi della formazione musicale, qui declinata in termini laboratoriali.

Il passato di cui si è occupato il Conservatorio, con questo e con alcuni altri progetti, è quindi letto attraverso alcuni punti di vista particolari. Non il repertorio usuale, ampiamente frequentato, ma un repertorio che, pur essendo storicamente pregnante, anche per i valori culturali interessati, non è più nella circolazione comune della conoscenza.

Inoltre, questo passato a cui si è rivolto l’interesse di ricerca e produzione del Conservatorio, ha a che fare con il territorio. In questo senso diventa elemento di articolazione di una memoria culturale e storica che ha bisogno di tessere, anche in prospettiva storica, il senso di una traccia identitaria.

La ricerca espressa dal Conservatorio non è solamente di segno musicologico, ma investe moti campi e si realizza in termini di produzione musicale e di spettacolo. Diversi ambiti disciplinari si mettono in relazione, dalla musicologia all’analisi compositiva alla performance al teatro musicale.

Dell’opera di Ferrari, dell’atto unico “Li due svizzeri” nell’allestimento e nelle realizzazione musicale del Conservatorio, si danno esemplificazioni di ascolto nel corso della puntata.

L’allestimento è stato integralmente realizzato con le forze degli studenti, nel coordinamento dei docenti, in individuate aree operative, dalla performance orchestrale all’interpretazione vocale, dalla produzione scenica alle competenze tecniche per l’opera.

Il coinvolgimento degli studenti, in una situazione così complessa, quale l’allestimento di un’opera, su cui si è portato un interesse di ricerca, è molto importante a livello didattico. In una situazione così intensamente laboratoriale, la didattica incrocia molto direttamente alcune questioni importanti. Da una parte quanto converge dal piano della ricerca, perché si tratta di un’operazione che non viene condotta su un repertorio standard, bensì su un repertorio poco frequentato; dall’altro quanto si propone in richieste di competenze sul piano professionale e nel contesto della produzione di spettacolo.

L’intreccio di queste dimensioni in un contesto formativo risulta molto produttivo. I saperi si propongono come dinamici e operativi. Le competenze si disegnano come una qualità densa di valori di ricerca, ma anche duttile e aperta.

A partire da questo collegamento, il programma delle tredici puntate della trasmissione.

Uno studio di Cosimo Colazzo, sulla musica di Federico Mompou, presentato nell’ambito di Performa 2013, annuale convegno che tratta delle ricerche artistiche che, a livello internazionale, si sviluppano sull’interpretazione e la performance musicale. Quest’anno il Convegno si tiene a Porto Alegre, in Brasile, presso la Universidade Federal do Rio Grande do Sul.

30 Maggio 2013a30 Giugno 2013

Uno studio di Cosimo Colazzo, sul linguaggio compositivo di Federico Mompou e sulle considerazioni che il compositore catalano ha lasciato circa l’interpretazione pianistica della sua musica, viene presentato nel contesto di Performa 2013, importante incontro di ricerche artistiche sull’interpretazione musicale e la performance, che quest’anno si tiene in Brasile presso la Universidade Federal do Rio Grande do Sul di Porto Alegre. Il convegno di studi si svolge dal 30 maggio all’1 giugno 2013.

La musica di Federico Mompou (1893-1987) presenta alcune caratteristiche peculiari. La sua scrittura è molto ridotta, introversa. Tende a essere concisa, e i materiali sono molto semplificati. Il compositore rappresentava l’idea della necessità di un nuovo inizio, che per lui deve svolgersi nei termini di una riduzione della composizione verso elementi basici. Condivide, in questo, alcuni tratti di linguaggio che ritrova, e apprezza, in Satie. Oppure in un autore successivo, che, ricambiato, stimava molto. E cioè Francis Poulenc. Mompou rifiuta il senso dell’elaborazione che dà corpo e sviluppo all’opera. Questa, invece, deve rifuggire dall’idea che la produzione di senso si dia nell’evoluzione del racconto musicale. Il senso, la poesia, sono nell’evento, che ha valore per se stesso, con la sua risonanza.

Cosimo Colazzo, docente di Composizione al Conservatorio di musica Bonporti di Trento e membro della équipe di ricerca del CESEM (Centro de Estudos de Sociologia e Estética Musical) della Universidade Nova di Lisbona, da tempo ha portato un’attenzione di studio e di ricerca sulla musica di Mompou. Un suo studio è ora presentato nel contesto di Performa 2013 – incontri di ricerca musicale sull’interpretazione musicale e la performance, che quest’anno si tiene a Porto Alegre, in Brasile, presso la Universidade Federal do Rio Grande do Sul. Il convegno si tiene dal 30 maggio all’1 giugno.

Lo studio di Cosimo Colazzo, dal titolo “Transformar el tiempo musical. Interpretación y composición en Federico Mompou” sarà presentato venerdì 31 maggio. Tratta del linguaggio compositivo di Mompou, che viene individuato in alcuni caratteri ricorrenti. La forma, in Mompou, è concisa. I materiali sono molto semplici, ed oggetto soprattutto di ripetizione o di trasposizioni. Mompou evita la forma ampia, che si determina per sviluppi ed elaborazioni. Adotta strategie, che ritrova, peraltro, in una linea di ricerca compositiva che si apre con Debussy, per cui la ripetizione costituisce una modalità di espressione del tempo musicale, e consente di liberare l’ascolto verso la dimensione del suono e della sua risonanza.

Il tempo della composizione, della musica, del suono non ha a che vedere con l’espansione della forma, ma con la risonanza sonora. Questo concetto lo conduce a pensare diversamente anche l’interpretazione. Mompou ha lasciato alcuni scritti su questo tema, oggetto di indagine, insieme con la sua scrittura compositiva, nello studio di Colazzo. Il tempo dell’interpretazione, secondo Mompou, è fuori dalla rigida scansione metronomica, è relativamente aperto, segnato da alcuni punti di inflessione sensibili. Per Mompou vale l’immagine di un tempo che tende ad allargarsi, quasi costitutivamente.  Bisogna entrare dentro la dimensione fraseologica, per liberare ad evidenza il respiro di eventi minimi, che la logica fraseologica tende a ridurre e contenere. Bisogna che l’interprete si renda sempre più sensibile nella gestione del tempo come del suono e della risonanza.

Un’altra caratteristica della musica di Mompou è quella del tempo lento e dilatato. Come anche delle dinamiche, spesso rivolte al piano. Questo dà la dimensione di una musica introversa, che non si espande all’esterno, ma è ripiegata in se stessa. Bisogna trovare la misura di un rapporto con questa musica e lo si può ottenere se ci si rende sensibili a un tale materiale, minimo, ridotto, ma ricco di piegature interne, che vanno seguite, attraverso un senso particolare della risonanza e della gestione del tempo.

Tra i prossimi impegni internazionali di Colazzo, la presentazione di un suo studio, su musica e censura, e sul linguaggio compositivo di Galina Ustvolskaya, letto anche come paradossale confluenza e innesco tra la censura e una creatività che si produce proprio nella costante attivazione di limiti e riduzioni del linguaggio, sin quasi a uno svuotamento del soggetto. Lo studio sarà presentato il prossimo 7 giugno nell’ambito del Convegno “Researching Music Censorship”, che si tiene dal 6 all’8 giugno 2013 presso l’Università di Copenaghen.

A partire da questo collegamento il programma di Performa 2013.