30 Maggio 2013 | a | 30 Giugno 2013 |
Uno studio di Cosimo Colazzo, sul linguaggio compositivo di Federico Mompou e sulle considerazioni che il compositore catalano ha lasciato circa l’interpretazione pianistica della sua musica, viene presentato nel contesto di Performa 2013, importante incontro di ricerche artistiche sull’interpretazione musicale e la performance, che quest’anno si tiene in Brasile presso la Universidade Federal do Rio Grande do Sul di Porto Alegre. Il convegno di studi si svolge dal 30 maggio all’1 giugno 2013.
La musica di Federico Mompou (1893-1987) presenta alcune caratteristiche peculiari. La sua scrittura è molto ridotta, introversa. Tende a essere concisa, e i materiali sono molto semplificati. Il compositore rappresentava l’idea della necessità di un nuovo inizio, che per lui deve svolgersi nei termini di una riduzione della composizione verso elementi basici. Condivide, in questo, alcuni tratti di linguaggio che ritrova, e apprezza, in Satie. Oppure in un autore successivo, che, ricambiato, stimava molto. E cioè Francis Poulenc. Mompou rifiuta il senso dell’elaborazione che dà corpo e sviluppo all’opera. Questa, invece, deve rifuggire dall’idea che la produzione di senso si dia nell’evoluzione del racconto musicale. Il senso, la poesia, sono nell’evento, che ha valore per se stesso, con la sua risonanza.
Cosimo Colazzo, docente di Composizione al Conservatorio di musica Bonporti di Trento e membro della équipe di ricerca del CESEM (Centro de Estudos de Sociologia e Estética Musical) della Universidade Nova di Lisbona, da tempo ha portato un’attenzione di studio e di ricerca sulla musica di Mompou. Un suo studio è ora presentato nel contesto di Performa 2013 – incontri di ricerca musicale sull’interpretazione musicale e la performance, che quest’anno si tiene a Porto Alegre, in Brasile, presso la Universidade Federal do Rio Grande do Sul. Il convegno si tiene dal 30 maggio all’1 giugno.
Lo studio di Cosimo Colazzo, dal titolo “Transformar el tiempo musical. Interpretación y composición en Federico Mompou” sarà presentato venerdì 31 maggio. Tratta del linguaggio compositivo di Mompou, che viene individuato in alcuni caratteri ricorrenti. La forma, in Mompou, è concisa. I materiali sono molto semplici, ed oggetto soprattutto di ripetizione o di trasposizioni. Mompou evita la forma ampia, che si determina per sviluppi ed elaborazioni. Adotta strategie, che ritrova, peraltro, in una linea di ricerca compositiva che si apre con Debussy, per cui la ripetizione costituisce una modalità di espressione del tempo musicale, e consente di liberare l’ascolto verso la dimensione del suono e della sua risonanza.
Il tempo della composizione, della musica, del suono non ha a che vedere con l’espansione della forma, ma con la risonanza sonora. Questo concetto lo conduce a pensare diversamente anche l’interpretazione. Mompou ha lasciato alcuni scritti su questo tema, oggetto di indagine, insieme con la sua scrittura compositiva, nello studio di Colazzo. Il tempo dell’interpretazione, secondo Mompou, è fuori dalla rigida scansione metronomica, è relativamente aperto, segnato da alcuni punti di inflessione sensibili. Per Mompou vale l’immagine di un tempo che tende ad allargarsi, quasi costitutivamente. Bisogna entrare dentro la dimensione fraseologica, per liberare ad evidenza il respiro di eventi minimi, che la logica fraseologica tende a ridurre e contenere. Bisogna che l’interprete si renda sempre più sensibile nella gestione del tempo come del suono e della risonanza.
Un’altra caratteristica della musica di Mompou è quella del tempo lento e dilatato. Come anche delle dinamiche, spesso rivolte al piano. Questo dà la dimensione di una musica introversa, che non si espande all’esterno, ma è ripiegata in se stessa. Bisogna trovare la misura di un rapporto con questa musica e lo si può ottenere se ci si rende sensibili a un tale materiale, minimo, ridotto, ma ricco di piegature interne, che vanno seguite, attraverso un senso particolare della risonanza e della gestione del tempo.
Tra i prossimi impegni internazionali di Colazzo, la presentazione di un suo studio, su musica e censura, e sul linguaggio compositivo di Galina Ustvolskaya, letto anche come paradossale confluenza e innesco tra la censura e una creatività che si produce proprio nella costante attivazione di limiti e riduzioni del linguaggio, sin quasi a uno svuotamento del soggetto. Lo studio sarà presentato il prossimo 7 giugno nell’ambito del Convegno “Researching Music Censorship”, che si tiene dal 6 all’8 giugno 2013 presso l’Università di Copenaghen.
A partire da questo collegamento il programma di Performa 2013.